Guarino medal

GUARINO VERONESE

la vita, gli studi, l’immagine

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Nel 2024 cadono i 650 anni dalla nascita dell’umanista Guarino Veronese (1374-1460). Nel processo di genesi e maturazione dell’umanesimo italiano ed europeo Guarino rivestì un ruolo cruciale sotto molteplici punti di vista. Professore di retorica a Verona prima e a Ferrara poi, rinnovò il metodo didattico del latino attraverso la stesura delle sue Regulae grammaticales che godettero per secoli di uno straordinario successo editoriale e costituirono a lungo lo strumento principale per l’apprendimento della lingua latina nelle scuole. Assieme alle Regulae Guarino approntò altri strumenti didattici importanti come un trattato sui dittonghi e una serie di versi memoriali per agevolare i discepoli nell’apprendimento della morfologia. Promosse inoltre la diffusione della grammatica di Manuele Crisolora attraverso una traduzione compendiata che costituì per lungo tempo un accesso privilegiato alla conoscenza del greco, e di alcuni fra i maggiori classici greci condusse a termine lui stesso la traduzione (Strabone, Plutarco, Erodoto etc.). Di Guarino si conserva un notevolissimo corpus di discorsi pubblici, orazioni, lettere – alcune autografe – frutto della sua attività pubblica ma anche specchio delle sue relazioni familiari. Della sua biblioteca privata resta testimonianza in un gruppo di codici conservati in varie biblioteche del mondo e da lui studiati e annotati. La sua immagine fu celebrata in una splendida medaglia commemorativa realizzata da Matteo de’ Pasti.
La mostra ospitata presso la Protomoteca della Biblioteca Civica di Verona e organizzata in collaborazione con l’Archivio di Stato, il progetto RESP dell’Università di Verona, l’Accademia di belle arti di Verona e la Fondazione Brescia Musei, intende illustrare alcuni aspetti della figura, dell’opera e dell’eredità di Guarino. Le bacheche espongono le sue lettere autografe, manoscritti e edizioni a stampa delle sue grammatiche e delle sue traduzioni, alcune opere legate alla attività dei suoi discepoli o degli umanisti veronesi direttamente o indirettamente legati al suo magistero. Per ogni bacheca sarà disponibile una breve illustrazione scaricabile grazie a un QR code dedicato. La mostra permetterà infine di visualizzare, grazie a un supporto digitale, la medaglia dell’umanista coniata da Matteo de’ Pasti e ne esporrà una riproduzione realizzata grazie a una stampante tridimensionale. Loghi dei partner.

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Vengono qui esposte quattro lettere autografe di Guarino Veronese. Due di esse sono conservate presso l’Archivio di Stato di Verona (Ospedale dei Santi Iacopo e Lazzaro alla Tomba, fasc. 1767, attualmente depositate nella cassaforte della Direzione) e sono indirizzate entrambe a Damiano dal Borgo (o Borghi), notaio veronese e corrispondente di Isotta Nogarola. La prima è dell’ottobre 1424 e data da Pergine Valsugana, dove Guarino si era rifugiato per sfuggire alla peste. La seconda, molto più tarda, è inviata da Ferrara il 18 giugno 1453, e riguarda soprattutto questioni di carattere economico. Delle due rimanenti, la prima, donata alla Biblioteca nel 1903 da Antonio Maria Cartolari, è una commendatizia al notaio e cancelliere del comune di Verona Bartolomeo Recalchi (Auricalco), cui Guarino affidava il dotto e celebre rimatore Leonardo Giustinian prossimo a giungere in visita a Verona; la seconda, già conservata presso l’Archivio di Stato di Verona (Antico Archivio del Comune, reg. 182), è indirizzata al consiglio dei Dodici di Verona (agosto 1449) e testimonia un primo tentativo di far rientrare Guarino a Verona come pubblico precettore. Il tentativo venne ripetuto tre anni dopo, promettendo un aumento di salario da 150 a 200 ducati e parve andare a buon fine, ma il duca di Ferrara Borso, succeduto a Leonello, riuscì a trattenerlo a grazie a una controproposta economica vantaggiosa (febbraio 1452) e Guarino rimase così a Ferrara. Una quinta lettera, non autografa e qui esibita, si conserva, fra l’altro, in un manoscritto degli Statuti del Comune di Verona posseduto e annotato a metà Quattrocento dal giurista Bartolomeo Cipolla (Verona, Biblioteca Civica, ms. 2009). Guarino la inviò da Ferrara, il 19 ottobre 1450, al cancelliere di Verona Silvestro Lando successore del Recalchi e suo antico discepolo. La lettera accompagna il lungo ed eruditissimo Proemio agli Statuti firmato dallo stesso Lando e ne loda la ricchezza e l’eloquenza. Viene infine esposto lo zibaldone di Bartolomeo Verità conservato nel fondo Donisi-Piomarta dell’Archvio di Stato di Verona. Bartolomeo e il fratello Giacomo furono discepoli di Guarino a Verona. A testimoniarne la relazione col maestro si conserva un manipolo di lettere che Guarino indirizzò loro dalla sua dimora di Castelrotto in Valpolicella, nel 1419. Lo zibaldone raccoglie testi di genere diverso (estratti senecani, una vita di Paolo di Tebe, ricordi di famiglia etc.). Tra essi anche alcune lettere di Guarino stesso, come la consolatoria al podestà di Verona Francesco Pisani per la morte della figlia Bianca, databile da Verona, nel mese di settembre del 1422, o la gratulatoria a Francesco Foscari per la sua elezione a doge di Venezia (aprile 1423). Lettera autografa a Damiano del Borgo. Lettera autografa su questioni di carattere economico. Lettera commendatizia al notaio e cancelliere del comune di Verona Bartolomeo Recalchi (Auricalco). Lettera che testimonia testimonia un primo tentativo di far rientrare Guarino a Verona come pubblico precettore.

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La fama di Guarino Veronese è legata soprattutto alla sua attività didattica, rivolta all’insegnamento del latino e anche del greco, il cui studio riprese in Occidente al tramonto del XIV secolo. Agli esordi della propria carriera Guarino ebbe una scuola privata di latino a Verona. Dopo un periodo trascorso a Costantinopoli, durante il quale imparò il greco a contatto con i bizantini Emanuele e Giovanni Crisolora, nel 1409 fece ritorno in Italia. Da questo momento in poi, l’umanista esercitò ininterrottamente l’attività di docenza in ambito sia privato sia pubblico, passando di città in città: Firenze, Padova, poi Venezia negli anni 1414-1419. Rientrò in seguito nella natìa Verona, dove il comune riuscì a trattenerlo come docente pubblico di retorica per un decennio, nonostante altre città lo avessero invitato a trasferirsi, allettandolo con l’offerta di lauto stipendio. È datata al 1425 un’importante testimonianza in tal senso, esposta come primo documento nella teca 3: alla data del 10 gennaio, una delibera del Consiglio confermò a Guarino la condotta pubblica per altri cinque anni, specificando che egli era richiesto «a multiis aliis communitatibus ... cum magnis salariis» («da molte altre città ... dietro offerta di un cospicuo salario»). A partire dal 1429 Gaurino si spostò a Ferrara, dove fu prima precettore di Leonello d’Este, poi incaricato dell’insegnamento pubblico presso lo Studium (ossia l’Università) della città estense. Con Guarino si formarono a Ferrara illustri umanisti non solo italiani, ma anche stranieri (francesi, inglesi, tedeschi), attirati dalla fama del maestro veronese. Restano a testimonianza dell’impegno didattico di Guarino alcuni strumenti per l’insegnamento del latino che egli confezionò durante gli anni trascorsi a Venezia nel secondo decennio del Quattrocento. Fra questi, il più celebre è rappresentato dalle Regulae grammaticales. Si tratta di un agile manualetto di grammatica latina incentrato soprattutto sulla sintassi, e corredato da numerosi esempi tradotti in un volgare non di rado connotato in senso veneto. L’opera ebbe immensa e longeva fortuna: se ne conoscono circa quaranta manoscritti, altrettante edizioni stampate entro l’anno 1500 e numerose riedizioni - spesso pesantemente rimaneggiate - pubblicate nel XVI secolo. In questa sede se ne espongono quattro esemplari, distribuiti fra le teche 3 e 4. I primi tre sono edizioni a stampa, pubblicate rispettivamente a Verona nel 1487 e nel 1547, e a Venezia entro il 1539. Il quarto esemplare è invece un manoscritto, conservato presso la Biblioteca Civica con segnatura 3066. È databile al tardo XV secolo o ai primi del XVI; è cartaceo, decorato, dotato di uno stemma non identificato, e reca una nota di possesso di un «Antonio Giuliano Veneto». Nelle edizioni e nel manoscritto in esposizione, al testo delle Regulae grammaticales sono spesso aggiunti altri materiali didattici di origine guariniana, quali ad esempio il breve trattato De diptonghis (“Sui dittonghi”), o i cosiddetti Carmina differentialia: una serie di 291 esametri facilmente memorizzabili, in cui, sulla scorta di analoghe opere medievali, Guarino illustra le differentiae semantiche o morfologiche di termini in apparenza simili, o addirittura uguali.
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Guarino, si è detto, fu anche maestro di greco. La celebrità del suo magistero fece sì che a lui sia stata a lungo attribuita la grammatica di greco (e scritta in greco!) più in voga nell’Umanesimo italiano. Si tratta del cosiddetto Compendio degli Erotemata, ossia una riduzione della grammatica scritta a uso degli studenti occidentali da Emanuele Crisolora, che era stato maestro di greco di Guarino. In realtà, autorevoli ricerche hanno dimostrato che il Compendio fu verosimilmente il frutto di una ‘collaborazione seminariale’ fra l’allievo veronese e il suo maestro bizantino ai tempi dell’apprendistato a Costantinopoli. Resta il fatto che il Compendio fu la grammatica di riferimento adottata da Guarino nella propria prassi didattica. In mostra, nella teca 5, sono esposti due esemplari del Compendio: il manoscritto 1334, cartaceo, databile alla seconda metà del XV secolo, riporta un’anonima versione latina commentata del Compendio, con il greco espresso in forma di lemmi all’interno del testo, per consentire al lettore di rintracciare il passo commentato dell’originale greco. L’altro esemplare è un’edizione stampa del 1509, edita a Ferrara dallo stampatore Giovanni Mazzocchi e curata dall’umanista bellunese Pontico Virunio, che aggiunse al testo greco del commento anche una biografia di Crisolora (molto poco affidabile quanto ai dati storici forniti) e un commento in latino. L’impegno di Guarino nei confronti degli studi di greco non si esaurì nell’insegnamento. Egli contribuì alla divulgazione della cultura greca in Italia (e, più latamente, in Europa) anche attraverso un’intensa attività di traduzione in latino. Sono note sue traduzioni di Luciano, Erodoto, Plutarco, San Basilio, Isocrate, Strabone. Si espone nella teca 5 un esemplare manoscritto (segnato 758) contenente la versione latina delle Vite plutarchee di Lisandro e di silla Silla. La versione fu allestita nel 1435 e dedicata a Leonello d’Este, in occasione del suo matrimonio con Margherita Gonzaga. Il manoscritto è pergamenaceo e ha iniziali in oro decorate a ‘bianchi girari’ (tralci bianchi: una decorazione tipica dei manoscritti di età umanistica). Il secondo esemplare nella teca è un’edizione a stampa della traduzione della Geografia di Strabone, datata 1510. Guarino iniziò la traduzione nel 1453, su incarico di papa Niccolò V, e la concluse dopo la morte del pontefice, nel 1458, dedicandola al veneziano Jacopo Antonio Marcello. Della traduzione straboniana si conserva un’eccezionale testimonianza: l’autografo di lavoro di Guarino, oggi a Oxford, Bodleian Library, ms. Canon. Lat. 301.
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Alla morte di Guarino – avvenuta a Ferrara nel 1460 –, Verona era una realtà culturale di primo rilievo nel panorama umanistico nazionale. La “civiltà delle lettere” che il magistero di Guarino aveva contribuito a fondare perpetrava gli insegnamenti dell’illustre magister, anzitutto attraverso la fondazione di nuove scuole da parte dei suoi stessi allievi. Tra le scuole di tradizione guariniana che hanno esercitato l’erudizione con più successo è da ricordare quella di Antonio Brognanigo. Alla scuola di Brognanigo, infatti, si formarono umanisti che avrebbero segnato la storia del Quattrocento italiano, come Domizio Calderini e Giovanni Antonio Panteo. Calderini, in particolare, originario di Torri del Benaco, gravitò a Roma e a Firenze, prendendo attivamente parte al dibattito filologico della seconda metà del XV secolo accanto a celebri umanisti quali, tra gli altri, Pomponio Leto e Angelo Poliziano. Panteo, invece, divenne segretario del vescovo Ermolao Barbaro il Vecchio e fondò a sua volta una scuola frequentata da un nutrito numero di allievi più o meno noti, come Virgilio Zavarise e Giacomo Conte Giuliari. Nel patrimonio librario della Biblioteca Civica di Verona si conservano preziose testimonianze della rete culturale umanistica che da Guarino prese le mosse. Vi sono, infatti, manoscritti e incunaboli postillati che recano i segni dell’attività erudita delle generazioni di umanisti discese dal Veronese, e che raccontano del passaggio per Verona di significative personalità del secondo Quattrocento italiano, come Marco Antonio Sabellico, il quale, in occasione della dedica a Giuliari delle Decades rerum Venetarum, espresse entusiasmo per il fermento culturale che a Verona aveva trovato: si noti, infatti, il contenuto di tale dedica nell’Inc. 1185. In questo milieu operarono anche Antonio Partenio da Lazise, commentatore di Catullo noto a Poliziano – un esemplare a stampa di tale commento è rappresentato dall’Inc. 932 -, e Andrea Banda. Quest’ultimo contribuì, in qualità di copista, all’allestimento del ms. 2072 che trasmette il trattato di Panteo De thermis caldarianis, sui Bagni di Caldiero. Le postille, poi, che lo stesso Panteo vergò su un esemplare dei Miscellanea del Poliziano e su un esemplare della lettera di Cornelio Vitelli In defensionem Plinii et Domitii Calderini, ossia, rispettivamente, l’Inc. 805 e l’Inc. 101, comprovano lo spiccato interesse dell’umanista per le vicende filologiche del condiscepolo Calderini, a quei tempi in conflitto con il già ricordato Poliziano e con Giorgio Merula. Insomma, l’eredità culturale di Guarino rese l’Umanesimo veronese della seconda metà del XV secolo senz’altro uno dei capitoli più significativi della storia veronese.
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Gli studi e i saggi intorno alla vita e alle opere di Guarino Veronese muovono i primi passi dagli ambienti dell’erudizione sette-ottocentesca spesso legati alle sedi in cui Guarino professò la propria attività di docente, Verona, dunque, e Ferrara. Dopo le notizie raccolte, immancabilmente, nella Verona Illustrata del veronese Scipione Maffei (1731), si passa alla corposa biografia dello storico roveretano Carlo de’ Rosmini (Vita e disciplina di Guarino Veronese e dei suoi discepoli, Brescia 1805-1806) e quindi alla robusta ricostruzione dello storico ferrarese Luigi Napoleone Cittadella (I Guarini. Famiglia nobile ferrarese oriunda di Verona, Bologna 1870).Cittadella ebbe il merito di esplorare anche gli archivi veronesi, ma soprattutto costituì una raccolta di documenti originali sui Guarino e i suoi discendenti, in parte provenienti dall’archivio della famiglia Gualengo di Ferrara, dove erano giunti per matrimonio con l’ultima discendente di Guarino, Ortensia, alla fine del XVIII secolo. Nel 1872, anche per ristrettezze economiche, Cittadella propose al Comune di Verona l’acquisto di parte di questa sua raccolta. Auspice Giovanni Battista Carlo Giuliari, bibliotecario della Biblioteca Capitolare di Verona, la proposta dovette essere accolta e questa serie di pergamene confluì negli Antichi Archivi Veronesi annessi alla Biblioteca Civica, registrati come fondo di famiglia Guarini-Gualengo, come illustra la corrispondenza con Giuliari conservata in Biblioteca Civica e qui esposta. Con la creazione della sezione di Archivio di Stato di Verona anche questi documenti vennero qui depositati e sono oggi conservati nella nuova sede dell’Archivio di Stato ai magazzini generali in via Santa Teresa. Di questi, viene qui esposta la riproduzione dell’inventario delle pergamene, di mano di Cittadella. A cavallo tra Otto e Novecento fu il filologo classico Remigio Sabbadini a conferire agli studi guariniani una spinta nuova e decisiva. Ospite del collegio Mazza di Verona e studente presso il locale Seminario (si espone la riproduzione di una pagina del registro scolastico del 1865), Sabbadini studiò a lungo i carteggi degli umanisti per ricostruire la circolazione dei manoscritti dei classici. Questo lo spinse non solo a tracciarne una nuova e più accurata biografia di Guarino e a descriverne minutamente il metodo di insegnamento (Vita di Guarino Veronese, Genova 1891; La scuola e gli studi di Guarino Guarini Veronese, Catania 1896; ristampati in edizione anastatica nella raccolta Guariniana, Torino 1964) ma anche a impegnarsi nella monumentale edizione critica e commentata del suo epistolario (Epistolario di Guarino Veronese, I-III, Venezia 1915-19). Entrambe le opere sono qui esposte in mostra. Giovandosi delle ricerche di Sabbadini, un altro filologo, Giulio Bertoni, poté gettare nuova luce sull'insegnamento ferrarese dell'umanista e sui manoscritti della sua biblioteca, dandone conto nel volume Guarino da Verona fra letterati e cortigiani a Ferrara (1429-1460) qui esposto. I decenni a seguire portarono in dote nuove e significative integrazioni all'epistolario e al catalogo delle opere dell'umanista. Tra i saggi qui esposti si segnalano l'estratto delle Giunte all'epistolario di Guarino Veronese di Luciano Capra e Cesare Colombo (1967), con dedica autografa a un altro benemerito studioso veronese di Guarino, Gian Paolo Marchi; il volume sulla Verona nel Quattrocento a cura di Rino Avesani (1984); i Nuovi carmi di Guarino Veronese a cura di Donatella Manzoli (2000). Immagine oggetto della mostra.
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Autori dei testi:
Andrea Brugnoli, Francesca Carnazzi, Sara Fazzini, Paolo Pellegrini, Cecilia Sideri, Laura Rebonato Elaborazione 3D e multimedialità:
Riccardo Bartolomioli, Andrea Brugnoli, Daniele Bursich, Umberto Castellani, Giacomo Marchioro
Registrazione audio guide:
Fuori Aula Network, Francesca Cecconi, Margherita Dalla Vecchia (voce)
Allestimento:
Alessia Busti, Giovanni Delaini, Alessandra Giove, Gaia Indelicato, Mariasole Perigozzo
Supporto tecnico-amministrativo:
Michele Albrigo Marzia Baù,Gianluca Rambaldelli,Valentina Venza

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